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Rivoluzione cardiaca: quando l’IA e l’imaging multimodale trasformano le cure

Fino a non molto tempo fa, la maggior parte delle procedure cardiache richiedeva interventi chirurgici invasivi, con tutti i rischi e le complicazioni che ne derivavano. Tuttavia, i progressi dell'imaging hanno trasformato molte di queste operazioni complesse in procedure minimamente invasive. Alcune possono ora essere eseguite anche in regime di day surgery, riducendo i rischi e abbreviando i tempi di degenza ospedaliera.

La vera rivoluzione non riguarda solo le procedure, ma l’approccio all’assistenza cardiaca nel suo complesso. Grazie alla capacità di combinare dati provenienti da diverse fonti, come elettrocardiografia, ecocardiografia, TC, RM e PET, tutte supportate da IA, i clinici possono ottenere una visione olistica di ciascun paziente. Questo approccio multidisciplinare consente ai medici di personalizzare i piani di trattamento in modo da massimizzare le possibilità di successo.

L’utilizzo dell’IA in questo caso è fondamentale. "I dispositivi supportati dall'IA permettono di ottenere immagini più dettagliate in tempi rapidi, riducendo al contempo la dose radiogena e ottimizzando i flussi di lavoro", spiega Eigil Samset, direttore generale Cardiology Solutions di GE HealthCare.

Ogni modalità si concentra su diversi aspetti della malattia cardiaca, quindi combinare dati di modalità diverse raccolti nel corso del tempo consente ai clinici di osservare trend e correlazioni sotto una nuova luce. Questo migliora l’efficienza delle procedure permettendo di prendere decisioni più informate e personalizzate.

Il professor Gianluca Pontone, direttore di cardiologia perioperatoria e imaging cardiovascolare presso il Centro Cardiologico Monzino, in Italia, spiega che in passato c'era un pregiudizio nei confronti della possibilità di trattare i pazienti sottoposti ad angiografia invasiva per possibili malattie coronariche con stent, anche nei casi in cui il bypass aorto-coronarico (CABG) sarebbe stato la scelta migliore.

"Oggi possiamo sapere in anticipo quali pazienti andrebbero trattati con terapia medica, chi trarrebbe beneficio dalla PCI e chi invece da un intervento CABG (grazie alla combinazione di TC e analisi del flusso), analizzando l'anatomia del paziente e calcolando un punteggio che viene utilizzato nella pratica clinica", afferma il professor Pontone.

La possibilità per tecnici di imaging, interventisti e chirurghi di confrontarsi e valutare l'azione più appropriata per ciascun paziente in un setting non invasivo, senza la pressione cui solitamente si è sottoposti durante un intervento chirurgico, riduce i rischi e migliora gli outcome.

L'imaging multimodale sta aprendo nuove frontiere anche nel campo della pianificazione chirurgica. Grazie alla combinazione di dati multimodali e alla visualizzazione tridimensionale dell’anatomia cardiaca, i chirurghi possono pianificare approcci chirurgici più precisi e complessi, riducendo al minimo il rischio di complicanze durante l’intervento. "La TC cardiaca sta diventando uno strumento cruciale per la pianificazione delle procedure – per esempio per assicurarsi di avere le dimensioni corrette del catetere, in modo da non generare una rottura durante il trattamento", afferma il professor Pontone.

Non è solo il paziente a beneficiarne. "L'imaging non invasivo elimina l'incertezza e offre maggiore tranquillità perché consente di calcolare il risultato atteso della tua strategia", continua. "E questo è molto importante, perché è piuttosto comune in medicina trovarsi di fronte a scenari in cui non è tutto bianco o nero e la migliore opzione non è sempre evidente. Ma questi strumenti alimentati dall'IA possono aiutarti a capire in quale direzione andare".

Il ricorso all'imaging multimodale come approccio di routine permette di monitorare la progressione della malattia cardiaca e consente ai cardiologi di adattare, ove necessario, le strategie di trattamento o di identificare eventuali complicanze, come sunguinamenti dopo un intervento di sostituzione della valvola o la formazione di coaguli di sangue.

"Stiamo costruendo una rete digitale interconnessa lungo il percorso di cura del paziente", afferma Samset. "Non si tratta solo di raccogliere immagini e dati, ma di restituire al professionista sanitario informazioni che possono essere utilizzate per capire come sta progredendo il paziente e per migliorare l'accesso alla terapia".

L'imaging multimodale sta iniziando a essere sviluppato anche come strumento prognostico. Attualmente, la malattia cardiaca viene diagnosticata e trattata quando i pazienti sviluppano sintomi, ma i clinici stanno iniziando a utilizzare l'imaging multimodale per prevedere chi avrà bisogno di trattamento, anche prima che si manifestino i segni tipici della malattia cardiaca. Un intervento precoce potrebbe aiutare un paziente a vivere più a lungo e offrirgli una migliore qualità della vita. Trattare i pazienti prima che manifestino i sintomi della malattia può contribuire potenzialmente a ridurre il costo complessivo delle cure.

"Stanno emergendo prove che suggeriscono come l’imaging possa aiutare a identificare un sottoinsieme di pazienti asintomatici in cui il trattamento potrebbe essere un’opzione ragionevole", afferma il professor Pontone.

L’IA e l’imaging multimodale stanno trasformando radicalmente il modo in cui affrontiamo le malattie cardiache e saranno sempre più importanti per permettere ai medici di offrire ai propri pazienti cure più personalizzate, efficaci e sicure.