“La digitalizzazione del sistema sanitario è uno degli obiettivi principali della missione 6 salute del PNRR e i fondi messi a disposizione rappresentano una grande opportunità per l'ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero. Si tratta di un vero e proprio piano Marshall” ha commentato Antonio Spera, Presidente e Amministratore Delegato di GE HealthCare Italia, intervenendo all’Healthcare Summit del Sole 24 Ore all’interno del panel PNRR, missione 6: la digitalizzazione della sanità in Italia. “In Italia in due anni verranno sostituite oltre 3.100 grandi apparecchiature. La finalità è quella dello svecchiamento: il piano consentirà al Paese di avere lo stesso numero di apparecchiature esistenti ma dalle prestazioni molto più elevate. Detto questo, resta un punto interrogativo sul futuro a lungo termine. Questo piano avrà un seguito?”.
L’ammodernamento delle apparecchiature avrà infatti un impatto positivo sia in termini di efficienza che di produttività, perché a parità di unità installate e di staff medico sarà possibile eseguire più esami. Si avrà anche un’importante ricaduta sulla qualità dell’esame e sul paziente perché, grazie a tecnologie basate su machine learning, deep learning e IA, sarà possibile ridurre, oltre a i tempi di esecuzione, anche la dose radiogena. Ma tutto questo sarà sostenibile a lungo termine? In Francia, ha aggiunto Spera, l’obsolescenza tecnologica viene disincentivata riducendo il rimborso della prestazione: uno stimolo per la struttura sanitaria, privata o pubblica che sia, a un ricambio frequente delle apparecchiature. Una soluzione che l’industria può offrire, anche in chiave di sostenibilità, è quella che permette di mantenere parti importanti delle apparecchiature, come ad esempio il magnete della risonanza magnetica - che in sei anni non ha raggiunto neanche un terzo della sua vita utile - aggiornando solo la componente elettronica e software.
L’innovazione tecnologica è una grande alleata della medicina di precisione, a supporto di tutto il percorso di cura del paziente, dallo screening alla diagnosi precoce, dal trattamento al monitoraggio fino alla connessione con la telemedicina e può rappresentare una risposta alle sfide sempre più pressanti che mettono a dura prova il sistema sanitario, come l’invecchiamento della popolazione, la cronicizzazione delle malattie, la carenza di personale, il rischio di burnout e le lunghe liste d’attesa. “È urgente cogliere le potenzialità delle nuove tecnologie per trasformare i modelli operativi in ambito clinico, assistenziale e organizzativo, compiendo un grande passo in avanti verso la medicina di precisione” ha ricordato Spera. “La pandemia ha accelerato alcuni trend già in atto, come il ricorso alla telemedicina, ma è ancora tanta la strada da percorrere. Oggi c'è uno spreco di risorse e di tempo in qualunque struttura sanitaria italiana perché le informazioni sono frammentate, i repository di dati sono multipli e non ci sono sistemi capaci di integrare il percorso di cura".
Per arrivare a identificare le cure più efficaci diventa fondamentale creare una cartella del paziente che integri tutti i dati disponibili sulla sua storia clinica e che sia visibile a tutti i medici con cui il paziente viene in contatto durante il percorso diagnostico e terapeutico. “L’obiettivo dell’integrazione dei dati non è solo trattare la malattia in modo efficace ma anche prevedere in anticipo come il singolo paziente potrà rispondere ad una terapia. La radiologia predittiva ha grandissime potenzialità e può rivoluzionare il modo di formulare diagnosi, definire trattamenti e percorsi di cura sempre più personalizzati”. Poter predire il decorso di una malattia, quindi l'efficacia o meno di una terapia costosa, si ripercuote sul sistema sanitario in termini di sostenibilità.
Per andare verso la medicina di precisione ci sono varie complessità, dalla privacy alla cybersicurezza, da temi regolatori all'integrazione dei dati “ma è l'unica strada percorribile e l'industria da sola non può farcela, è necessario agire all'interno di un ecosistema collaborativo che coinvolga il mondo della ricerca, delle istituzioni e tutti gli stakeholder”.
A livello ospedaliero, l'AI potrebbe per esempio ottimizzare la gestione dell'intero ecosistema, grazie alle informazioni operative generate dall'analisi automatica di milioni di dati, utili per prendere decisioni in tempo reale, come nel Command Center, un sistema sviluppato da GE HealthCare simile a una torre di controllo del traffico aereo. “Ma in Italia siamo ancora molto lontani da questo obiettivo” ha concluso Spera. “Se non ho le informazioni di base, per quanto diverse, tutto questo è irrealizzabile. Ci vuole volontà di investire e cambiare il modo con il quale si opera. Questo nel pubblico è estremamente complicato.”
