In ambito senologico, la densità mammaria è da tempo riconosciuta come una sfida diagnostica. Non solo rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del carcinoma mammario, ma può anche compromettere la sensibilità della mammografia, rendendo più difficile l’identificazione precoce delle lesioni. Secondo studi condotti negli Stati Uniti e in Europa, circa il 40% delle donne presenta tessuto mammario denso¹, e in questi casi la mammografia può non rilevare fino a un terzo dei tumori².
La questione è tutt’altro che marginale: il 71% dei tumori mammari si sviluppa in seni densi³, e la sovrapposizione tra tessuto ghiandolare e lesioni neoplastiche può generare un effetto mimetico che ostacola la diagnosi. In questo contesto, l’adozione di tecnologie complementari alla mammografia diventa cruciale.
Un cambio di paradigma: l’ABUS nel percorso senologico
L’Automated Breast Ultrasound System (ABUS), e in particolare l’Invenia™ ABUS Premium di GE HealthCare, si inserisce come strumento di screening supplementare per le donne con seno denso. Si tratta del primo sistema di ecografia automatizzata 3D approvato dalla FDA per questa indicazione⁴.
La tecnologia consente l’acquisizione automatica di volumi ecografici dell’intera mammella, con lettura separata e standardizzata. Il transduttore Reverse Curve™ si adatta alla morfologia del seno, migliorando il comfort della paziente. L’elaborazione delle immagini avviene tramite il sistema cSound™, che garantisce una risoluzione elevata e uniforme. Inoltre, l’integrazione con strumenti di intelligenza artificiale (QVCAD™, Koios DS™) supporta il radiologo nella rilevazione e caratterizzazione delle lesioni, contribuendo a ridurre i tempi di lettura fino al 33%⁵.
Evidenze cliniche: cosa ci dicono i dati
L’efficacia dell’ABUS è documentata da studi e casi clinici:
- Sensibilità diagnostica fino al 93% nella rilevazione delle lesioni tumorali⁶;
- Riduzione delle biopsie benigne fino al 55%⁷;
- Individuazione di tumori piccoli e linfonodo-negativi, con potenziale impatto sulla riduzione della necessità di chemioterapia⁸.
Un esempio concreto è offerto dal State of Franklin Breast Center, dove l’implementazione dell’ABUS ha portato all’identificazione di sei tumori invasivi non visibili alla mammografia, con una media di 130 esami ABUS al mese e un tempo di lettura ridotto a circa 90 secondi per esame⁹.
Efficienza e impatto sulla pratica clinica
L’adozione dell’ABUS comporta vantaggi operativi significativi:
- Separazione tra acquisizione e refertazione, che consente una gestione più flessibile del flusso di lavoro;
- Standardizzazione dei volumi ecografici, utile per confronti longitudinali e monitoraggio terapeutico¹⁰;
- Formazione dedicata, con programmi certificati e supporto continuo da parte di specialisti GE HealthCare;
- Integrazione con AI, che migliora la precisione diagnostica e riduce il carico cognitivo del radiologo.
Esperienza paziente: comfort e accettazione
L’esame ABUS è non invasivo, privo di radiazioni e senza mezzo di contrasto, con una durata contenuta (15–20 minuti). In uno studio sull’esperienza paziente, il 100% delle donne ha dichiarato che consiglierebbe l’esame ABUS¹¹. Le testimonianze raccolte evidenziano un’esperienza positiva, caratterizzata da assenza di dolore, rapidità e maggiore tranquillità.
Considerazioni economiche e sostenibilità
L’adozione dell’ABUS ha dimostrato di essere sostenibile anche dal punto di vista economico. In Italia, uno studio ha stimato un risparmio potenziale di €54 milioni per il Servizio Sanitario Nazionale in seguito all’introduzione di tecnologie innovative per lo screening mammario¹². Il dato è riportato nella brochure ufficiale GE HealthCare come parte di un’analisi condotta da Foglia, Scaperrotta et al., pubblicata su Health Services Management Research.
In aggiunta, secondo un case study interno condotto da GE HealthCare presso il centro Imaging for Women, l’adozione dell’ABUS ha portato a un incremento del fatturato da ecografie mammarie fino al 61%¹⁴. Si tratta di un dato contestualizzato, riferito a un’esperienza clinica specifica, e non generalizzabile.
Un’opportunità per la senologia moderna
L’ecografia automatizzata 3D non sostituisce la mammografia, ma la integra. Nei seni densi, dove la mammografia può non essere sufficiente, l’ABUS offre una soluzione concreta per migliorare la sensibilità diagnostica, ridurre i richiami e aumentare la fiducia nel percorso di screening.
Per i radiologi e i senologi, significa disporre di uno strumento in grado di elevare la qualità dell’assistenza, ottimizzare i processi e rispondere in modo più efficace alle esigenze cliniche. Per le pazienti, significa diagnosi più accurate, minore invasività e maggiore serenità.
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Referenze
¹ Pisano et al. NEJM 2005; 353:1773
² Mandelson et al. J Natl Cancer Inst 2000; 92:1081–1087
³ Arora et al. Ann Surg Onc, 2010; 17:S211–18
⁴ FDA PMA P110006 summary of safety and effectiveness
⁵ Jiang Y. AJR.18.19516
⁶ Wilczek B. Eur J Radiol (DOI: 10.1016/j.ejrad.2016.06.004)
⁷ Barinov et al. J Digit Imaging (2018). DOI: 10.1007/s10278-018-0132-5
⁸ Sparano JA et al. N Engl J Med 2018; 379:111–121
⁹ GE HealthCare Case Study: Dr. Kohne. JB26704XX
¹⁰ Hatzipanagiotou ME et al. Clin Breast Cancer, 2022; 22(2): e142–e146
¹¹ Shah et al. J Diagn Med Sonography. DOI: 10.1177/8756479313476920
¹² Foglia, Scaperrotta et al. Budget impact analysis of breast cancer screening in Italy: The role of new technologies. Health Services Management Research. DOI: 10.1177/0951484819870963
¹³ Prof. Aribal, Acibadem Hospital. JB21392XX
¹⁴ GE HealthCare Case Study: Real World Experience and Outcomes with ABUS, Imaging for Women. JB49815XX




