Studio GE HealthCare rimette al centro i protagonisti del settore sanitario, pazienti e operatori

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Healthcare Reimagined: rimettere le persone al centro dell’esperienza di cura

Nel settore sanitario è in atto un cambiamento epocale che richiede resilienza, innovazione e fiducia per ridisegnare un sistema che sia più umano, flessibile e distribuito.

"Cose che in passato avrebbero richiesto anni per diventare operative, dopo la pandemia sono state implementate nel giro di pochi giorni o addirittura ore", afferma il dott. Guy Lloyd, specialista londinese in cardiologia clinica e imaging cardiaco. Ad esempio, le "capacità tecnologiche avanzate sono state utilizzate molto più liberamente [perché] c'era la volontà di tutte le parti di riprogettare i sistemi".

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Se però da un lato l'assistenza sanitaria è diventata più specializzata, digitalizzata e conveniente, nuovi dati suggeriscono uno scollamento tra il sistema e le stesse persone che questo mira a servire, ovvero i pazienti e gli operatori sanitari. Uno studio approfondito commissionato da GE HealthCare ha dato voce a 7.500 tra operatori sanitari e pazienti per far emergere aspettative e barriere percepite.

Condividere una visione per il cambiamento

Lo studio "Reimagining Better Health" ha rilevato che dei 5.500 pazienti e sostenitori dei pazienti e dei 2.000 medici ospedalieri intervistati, quattro su dieci non nutrono molta fiducia nella capacità del proprio sistema sanitario di fornire le cure e l’assistanza di cui i pazienti hanno bisogno.

Ad accomunare gli intervistati è una visione condivisa per il futuro.

Visione n. 1: umanità

Il 60% dei medici afferma che l'assistenza sanitaria personalizzata è molto importante

Visione n. 2: flessibilità

La priorità numero uno per i pazienti è la flessibilità nelle loro interazioni con il sistema sanitario

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Per Karen Becker, PhD, BC-NNP, direttore global dello sviluppo clinico GE HealthCare per le soluzioni per la cura del paziente e l'assistenza materno-infantile, il paziente e la sua famiglia dovrebbero essere visti "non come comparse, ma come parti fondamentali dell'esperienza di cura". E man mano che andiamo avanti, queste interazioni umane dovrebbero essere collegate più intimamente attraverso soluzioni tecnologiche come cartelle cliniche elettroniche, tecnologia informatica ospedaliera e dispositivi medici presenti in tutto l'ecosistema sanitario: il 99% dei medici che hanno partecipato allo studio si dichiara d'accordo.

Collegati in questo modo, i medici saranno in grado di utilizzare i dati per prendere decisioni più personalizzate sulla cura dei pazienti e i pazienti potranno accedere alle cure dove e quando ne avranno bisogno, beneficiando della flessibilità e del coinvolgimento che desiderano.

Imparare da ciò che non funziona

Con l'invecchiamento della popolazione globale, l'accumulo di burocrazia e il crescente logoramento della forza lavoro, le stesse persone che tengono insieme l'attuale sistema sanitario sono sottoposte a una pressione crescente, un peso che sta avendo un impatto sia sui pazienti che sui medici.

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Lo studio conferma questa opinione, con oltre la metà (52%) dei medici che afferma di non avere abbastanza tempo e mezzi per prendersi cura dei propri pazienti e delle loro famiglie. Di conseguenza i pazienti non si sentono pienamente supportati. Il 58% ritiene che i medici non dimostrino empatia per la loro situazione personale.

Dando voce alle persone al centro dell'esperienza di cura, l'obiettivo dello studio è quello di offrire agli amministratori sanitari e ai principali decisori una prospettiva diversa sui bisogni di medici e pazienti. Per il dottor Lloyd, il progresso inizia con un sistema che riconosce le sfide e crea soluzioni durature.

Abbattere le barriere

C'è ancora molta strada da fare per alleviare i punti dolenti di caregiver e pazienti. Come identificato nello studio, ci sono diversi ostacoli sulla strada verso un modello di assistenza sanitaria ottimale.

Barriera n. 1: persone

Il 54% dei medici concorda sul fatto che le responsabilità di cura del paziente potrebbero essere meglio distribuite

Barriera n. 2: processo

Un paziente su tre è riluttante a condividere i propri dati sanitari personali

Barriera n. 3: Tecnologia

Il 47% dei medici ritiene che la tecnologia medica che utilizza non sia né facile né intuitiva

Queste barriere scaturiscono da un "sistema progettato attorno alle istituzioni piuttosto che attorno al percorso del paziente", afferma il dott. Lloyd. La tecnologia dovrebbe rispondere al bisogno umano di facilità e praticità per migliorare i risultati dell'assistenza ai pazienti.

Con questa nuova prospettiva, il settore sanitario può sfruttare la tecnologia in modo da consentire cure personalizzate e un migliore accesso, rafforzare la collaborazione tra pazienti e team di assistenza e creare fiducia nell'uso e nella sicurezza dei dati sanitari personali.

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In definitiva, si tratta di creare un sistema sanitario che funzioni in armonia con le persone a cui si rivolge. Becker ritiene che lo studio "Reimagining Better Health" abbia compiuto il primo passo in questa direzione portando al tavolo medici e pazienti. Ora si tratta di continuare la conversazione e soddisfare le loro aspettative.

Scopri di più su come GE HealthCare sta dando voce a chi si occupa di assistenza sanitaria.

Le domande relative alle soluzioni tecnologiche riguardavano le percezioni generali e le esperienze degli intervistati con la tecnologia all'interno delle loro strutture e non facevano riferimento a soluzioni o fornitori specifici. Qualsiasi riferimento alla tecnologia in questo studio include l'intero spettro della tecnologia medica, come dispositivi medici, soluzioni software, cartelle cliniche elettroniche e altre soluzioni di flusso di lavoro digitale.